venerdì 9 maggio 2014

Non basta dire pista ciclabile

Foto: carpibec.wordpress.com
La Carta di Bruxelles recita quanto segue : “La diffusione della mobilità in bicicletta contribuisce a rendere città più vivibili, un trasporto urbano più efficiente, strade meno congestionate e meno rumorose, un’attività fisica individuale utile a combattere la sedentarietà, maggior sicurezza delle strade. Inoltre favorisce la lotta ai cambiamenti climatici, il risparmio dei carburanti fossili, lo sviluppo del turismo sostenibile.


La bicicletta è senza dubbio il mezzo più comodo ed efficace per muoversi in una città delle dimensioni di Carpi, va ovunque, non ha bisogno della ricerca di parcheggio, non fa fumo, non inquina, funziona a costo zero e aiuta anche a mantenersi sani e in forma.

Carpi vanta più di 55 km di piste ciclabili. Quindi? Tutti in bici? Non proprio.

Una recente ricerca condotta da Legambiente, Rete Mobilità Nuova e Bikeitalia.it su 104 città italiane ha dimostrato che "non sono le piste ciclabili in sede protetta a far crescere il numero dei ciclisti urbani, ma altre modifiche nella logica del traffico." Modena, tanto per fare un esempio, è ottava in classifica per quantità di ciclabili eppure nella cittadina emiliana vi è la più alta percentuale di spostamenti in automobile d’Italia, ben il 75%, mentre la mobilità in bicicletta è appena al 10%.

Perchè? Secondo noi il problema è duplice:

Innanzitutto la quantità conta ma la qualità conta di più: è vero, Carpi ha tanti km di piste ciclabili ma troppo spesso rese poco utilizzabili da interruzioni improvvise, attraversamenti pericolosi, attraversamenti pedonali e semaforici che obbligano a scendere, fondo sconnesso e impraticabile, gradini senza discese (si pensi alla ciclabile di viale Guido Fassi, che serve anche una scuola), ci sono forti criticità negli attraversamenti della tangenziale (ancora verso scuole, zone sportive e ricreative), troppe sovrapposizione tra ciclabili e marciapiedi, e ancora scarsi collegamenti con le periferie e addirittura manca un reale attraversamento ciclabile del centro.

Il secondo motivo è ancora più importante: manca completamente un'azione culturale che disincentivi l'uso macchina e ne abbiamo avuto due esempi lampanti ai primi due confronti tra i cadidati sindaco.
Nell'incontro organizzato da LAPAM il 17 aprile la maggior parte dei partecipanti chiedeva ancora l’aumento di posti macchina e magari la riaperture delle piazze al traffico
E nell'incontro organizzato da Reteimprese il 7 maggio la maggior parte dei candidati (sia dell'amministrazione uscente che dell'opposizione) si sono detti pronti a chiedere soldi in regione e provincia per nuove strade e nuove rotonde e a fare gli elogi della Cispadana, infrastruttura che divorerà centinaia di milioni di risorse pubbliche. Insomma, tutti a dirsi che vogliamo cambiare e innovare e lo faremo come? Bruciando le ultime risorse di un sistema pubblico indebitato facendo esattamente quanto è stato fatto fino ad oggi: asfalto e cemento, cemento e asfalto.

Per questo noi diciamo che non servono solo km di ciclabili ma servono ciclabili fatte meglio e servono reali alternative al trasporto su gomma, serve trasformare la ferrovia da Novi a Modena nella nostra metropolitana di superficie, serve ragionare sull'intermodalità treno/bus, serve aumentare l'area pedonale intorno al centro storico (ad esempio su Via Nova e Rovighi) e la creazione di zone a 30km/h, serve ridurre la sosta su strada in centro, serve potenziare i progetti PiediBus o il car-sharing scolastico, servono parcheggi di scambio sulle direttrici di uscita della città, serve potenziare il servizio ProntoBus e il servizio Taxi-anch'io.

Serve cioè una reale politica alternativa per la mobilità cittadina.

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