L’indagine presentata ieri sera della LAPAM evidenzia che per dare risposte alla crisi del commercio bisogna che tutti i soggetti coinvolti facciano un “salto” di mentalità e si aprano a soluzioni nuove.
Serve un cambio di mentalità dei proprietari degli immobili, che continuano ad esercitare prezzi d’affitto eccessivamente speculativi, che stroncano ogni possibilità di avvio per imprese giovanili o di sopravvivenza per marchi che non siano l’omologazione delle grandi catene.
Il Comune dovrebbe essere motore di un osservatorio che porti alla trasparenza delle condizioni commerciali alle quali vengono affittati i locali in centro e studiare misure di agevolazione per i proprietari che facciano condizioni di favore per l’avvio di attività commerciali giovanili, innovative, anche temporanee.
Pensare al centro come un supermercato, che richieda l’aumento di posti macchina e magari la riaperture delle piazze al traffico, è un nonsenso e la negazione della peculiarità del centro storico.
Serve invece un piano per la mobilità sostenibile, che consenta di arrivare in centro velocemente e in sicurezza, utilizzando la bici e il mezzo pubblico; si può pensare ad una navetta che colleghi una zona facilmente accessibile al centro, risolvendo anche la congestione pedoni/ciclisti in corso Alberto Pio.
Crediamo che l'aumento del traffico in centro non sarebbe percepito da nessuno come un miglioramento della qualità della vita e del piacere di frequentare il centro storico, e non favorirebbe i momenti conviviali che naturalmente hanno luogo.
Gli esercizi commerciali esistenti devono avere la possibilità di essere partner della programmazione di eventi, manifestazioni da affiancare alle attività culturali del Comune in centro.
Questo richiede chiarezza, da parte del Comune in fase di programmazione dei bilanci preventivi, su quali e quante risorse siano effettivamente a disposizione per la promozione di eventi in centro, per una programmazione condivisa, senza per questo snaturarsi in una sorta di agenzia promoter di eventi commerciali.
La promozione di prodotti a marchio locale, il famoso “Made in Carpi” di cui sempre si parla ma ormai nessuno più capisce cos’è, dovrebbe finalmente trovare una sua formalizzazione, per valorizzare le scelte di produzione e commercializzazione di prodotti; a partire dal tessile e dall’agroalimentare, le cui filiere siano trasparenti e assumano impegni in termini di sostenibilità ambientale e sociale.
Esercenti, proprietari di immobili, amministrazione pubblica e i cittadini che vogliano mantenere la piazza viva devono fare uno sforzo collettivo, di reale collaborazione, evitando visioni corporative e singoli interessi, facilitando la presenza in centro anche di forme alternative di commercio, di espressione culturale e artistica che tengano il centro vivo, evitando difese corporative e impegnandosi tutti in funzione di uno sforzo comune: tenere viva la nostra piazza.
Per approfondire.
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